giovedì 23 novembre 2006

Ercole Brugnatelli

Nato a Corteolona (PV) 1818-9. Zio paterno di Angela, fratello maggiore di suo padre Giuseppe. Nel 1888 vive con la moglie Lucia Acerbi e la figlia Emma in Ciovassino, 1 a Milano, pensionato dopo una carriera come Commissario Distrettuale nel Regno Lombardo Veneto e poi per il Ministero degli Interni del Regno d'Italia.

Dello scatolone con quasi 150 documenti ritrovati, 46 sono quelli appartenuti a Ercole Brugnatelli o a sua figlia Emma. Una buona parte di questi sono documenti di servizio che contrappuntano la carriera di Ercole come commissario prefettizio: provengono tutti evidentemente da uno stesso faldone, perché i singoli documenti sono indicati come all. 1, all. 2 ecc.: probabilmente restituiti a Ercole quando lascia il servizio.

Eccone in breve una ricostruzione della carriera:
Nel 1840 Ercole, a circa 22 anni, viene ammesso al tirocino, nel 1843 supera gli esami di abilitazione e nel 1845 viene nominato Aggiunto Commissario Distrettuale con destinazione al Distretto di Castelgoffredo (Mn). Troviamo una richiesta di trasferimento a Carate (Mi) nel 1845, poi una nomina a Comm. Distrettuale e destinazione Ponte (So) nel 1850. Una richiesta trasferimento a Castiglione (Mn) del 1856 viene accolta. Qui si troverà praticamente sul teatro della Battaglia di Solferino.
Nel 1862 viene nominato Segretario di prefettura di 1a classe con stipendio di 3000£ annue e viene destinato alla prefettura di Napoli. Sulla Gazzetta Ufficiale è indicato come "capo d'uffizio di 1. a a Napoli".
Trasferito a Como nel 1865, poi nominato di 3a classe a Treviso nel 1866 (sulla Gazzetta Ufficiale nominato Consigliere)
Poi ancora reggente Sottoprefetto di 2a classe (1870) destinato a Cerreto Sannita.
Nominato ufficiale con stipendio di £3900. Nel 1871 è nominato Consigliere di 2a Classe Amministrazione Provinciale, con stipendio di £4000, destinato alla Prefettura di Foggia dove viene trasferito stabilmente nel 1874. Nel 1877 troviamo un trasferimento del Cav. E. B. alla Prefettura di Padova (nel frattempo Ercole era stato nominato cavaliere).
Nel 1877 il Cav. Dott. E.B. è Consigliere di 3a classe mantenuto onorificamente nella 2a alla quale cessa di appartenere nella 1a categoria dell'Amministrazione Provinciale £4500. Infine nel 1878 (a 60 anni) è promosso alla 2a classe con stipendio di £5000.

E' probabilmente nella sua permanenza a Castel Goffredo nel 1845 o a Castiglione delle Stiviere nel 1856-62 che Ercole incontra Lucia Acerbi di Castel Goffredo, quasi certamente parente di Giuseppe Acerbi, (a lungo direttore della Biblioteca Italiana, ma anche esploratore, musicista e archeologo), e del nipote di Giuseppe, Giovanni Acerbi, che fu tra i patrioti mantovani del 1850, scampò al martirio di Belfiore, fu poi tesoriere di Giuseppe Garibaldi nell'impresa dei Mille e generale nelle successive campagne, infine deputato del Regno, a Firenze, dove morì nel 1869 a soli 44 anni.

Che Lucia fosse parente di Giovanni Acerbi è da ritenere per aver trovato diverso materiale relativo agli Acerbi più illustri nello scatolone, tutto materiale probabilmente appartenuto, prima di pervenire ad Angioletta, alla cugina Emma Brugnatelli, figlia di Ercole e Lucia Acerbi.
In particolare due opuscoli celebrativi la morte, nel 1866, di un altro generale garibaldino: Giovanni Chiassi ("In morte del prode colonnello Ingegnere Giovanni Chiassi" di Girolamo Lorenzi e "In morte del colonnello Cav. Giovanni Chiassi" di Malvina Maifreni) e, in doppia copia, un libretto "A Giovanni Acerbi" di P.S. Verdi (il noto pubblicista Paride Suzzara Verdi - detto il Sordello) con trascritta (da chi? la scrittura non è quella di Garibaldi) una frase di condoglianze per la morte di Giovanni Acerbi da parte di Garibaldi.
E poi altri ritagli di giornale relativi alla morte del figlio di Giovanni Acerbi, Mario, avvenuta sempre a Castel Goffredo nel 1905.
Non avrebbe senso tanto accanimento archivistico per un semplice omonimo, sia pure compaesano.

Va detto che gli stessi Acerbi non avevano, tra di loro, idee simili in politica: filo-austriaco Giuseppe Acerbi (che però muore nel 1846), patriota, garibaldino e di sinistra invece il nipote Giovanni.

Quindi abbiamo un funzionario governativo, Ercole, che sposa la parente di un pericoloso sovversivo che poi diventerà garibaldino e poi parlamentare della sinistra.

Tra i documenti di Ercole poi ne troviamo tre davvero particolari:
- La trascrizione di un discorso di Napoleone III ai francesi;
- La lettera di richiesta di raccomandazione del priore Giuseppe Mondelli datata Goito 26/4/1860 con allegata una poesia inneggiante a Carlo Alberto (probabilmente il priore, visto il cambio di regime, cercava di accreditarsi verso il commissario prefettizio come non-austriacante);
- E infine una tavoliere per la decrittazione di messaggi in codice. Messaggi governativi, del ministero degli interni? O magari messaggi dei cospiratori?
Ed Ercole Brugnatelli con chi stava? Era amico dei patrioti cospiratori come la parentela molto probabile con Giovanni Acerbi e la lettera del priore possono indurci a pensare o un rigido funzionario filo-governativo (prima per gli austriaci e poi per i piemontesi-italiani), magari addirittura un uomo dei servizi segreti?

Ercole Brugnatelli si trova a ricoprire il ruolo di Commissario Distrettuale nell'epicentro di uno dei più grandi conflitti del XIX secolo: nel giugno 1859 è I.R. Commissario a Castiglione delle Stiviere, cioè è un funzionario del Regno Lombardo-Veneto, subordinato all'Impero Austriaco.
I franco-piemontesi vincono la Battaglia di Magenta il 4 giugno 1859 e l'8 giugno entrano in Milano sfilando da Corso Sempione sotto l'Arco della Pace.
La Lombardia, parzialmente liberata dagli austriaci, inizia a essere retta, per qualche tempo, dal "Regio governo di Lombardia" diretto da un governatore piemontese Paolo Onorato Vigliani.
Ma Ercole, pur essendo originario di Corteolona (Pavia) e quindi con la famiglia d'origine già in territorio liberato, verso metà giugno si trova, probabilmente con la moglie, in una parte di Lombardia orientale ancora occupata dalle truppe austriache in ritirata.
Castiglione delle Stiviere, il paese dove Ercole era Commissario distrettuale era un paese di solo 5.300 abitanti nel 1859, a pochi chilometri dal punto dove venerdì 24 giugno 1859 viene combattuta la Battaglia di Solferino e dove, dal giorno successivo sabato 25 giugno 1859, vengono portati gran parte dei feriti, come raccontavo ieri.
Ricordiamo che gli eserciti erano insolitamente rappresentati ai massimi livelli: Francesco Giuseppe per l'Austria, Napoleone III per la Francia e Vittorio Emanuele per il Regno di Sardegna.
Vinta la Battaglia di Solferino dai franco-sabaudi, tutta la Lombardia, esclusa Mantova, viene liberata dagli austriaci e successivamente consegnata alla Francia che la "gira" al Regno di Sardegna.
Qualche giorno dopo la Battaglia di Solferino il Regio Governo di Lombardia conferma Ercole nel suo ruolo di Commissario Distrettuale.
Qui la lettera ufficiale inviata a Ercole Brugnatelli il 29 giugno 1859.

Il documento è pertanto firmato in originale da Giuseppe Finzi, un possidente ebreo che era stato tra i congiurati di Mantova e che era scampato al martirio di Belfiore del 1852 solo perché, saggiamente, non si era dichiarato colpevole. Condannato a una lunga pena detentiva era stato poi amnistiato nel 1856. Evidentemente col cambio di regime era stato chiamato a svolgere il ruolo di Il R° Commissario Straord.rio all'Intendenza Generale alla Provincia di Mantova. Ora anche Giovanni Acerbi, molto probabilmente parente della moglie di Ercole Brugnatelli, Lucia Acerbi, era stato tra i congiurati, e chissà che questa circostanza non abbia giocato a favore della riconferma di Brugnatelli.
Tra l'altro in tutta la vicenda della congiura di Mantova gioca un ruolo fondamentale la decrittazione di un codice segreto poi, a quanto pare, rivelato da Luigi Castellazzo, chissà che non venisse usata una tabella tipo quella pubblicata nel post di tre giorni fa, o magari quella che ho ritrovato è proprio una delle tabelle utilizzata da qualcuno dei congiurati.
Chiudo stasera con un dubbio: quali erano esattamente le mansioni di un Commissario Distrettuale nell'amministrazione del Regno Lombardo-Veneto, quale è stato Ercole Brugnatelli fino al 1859?
(aggiornamento 11 febbraio: sulla funzione del commissario distrettuale nel Regno Lombardo-Veneto ho trovato questa ottima voce tratta da Le istituzioni storiche del territorio lombardo - Civita un'iniziativa promossa dalla Regione Lombardia. Dal profilo ne emerge una sorta di mini-prefetto dei comuni piccoli (seconda e terza categoria).

E' proprio a Castiglione che vengono trasportati i numerosissimi feriti (sarà da questa occasione che Henry Dunant trarrà l'ispirazione per l'istituzione della Croce Rossa, vedi il suo Un souvenir de Solferino).
Il giorno 29 giugno, cinque giorni dopo la vittoria dei franco-piemontesi, Ercole riceve una lettera dal nuovo Governo Generale di Lombardia che lo conferma nel suo ruolo: passa quindi dal ruolo di funzionario di un governo dipendente dall'Impero d'Austria al ruolo di funzionario di un Governo di una transizione che poi culminerà col Regno d'Italia.
Evidentemente anche dopo il cambio di regime, una parte (quanto grande?) del tessuto connettivo dei funzionari governativi venne mantenuta al proprio posto, così come è accaduto quasi un secolo più tardi, dopo la caduta del fascismo.
Intanto già l'8 luglio 1859 la Lombardia, Mantova esclusa, viene ceduta al Regno di Sardegna. Per i particolari sul cambio di regime in Lombardia nel 1859 si veda la voce di Wikipedia sulla Pace di Zurigo.
Circa un anno dopo la Battaglia di Solferino Ercole, sempre nel suo ruolo di Commissario Distrettuale, riceve una lettera del priore Giuseppe Mondelli, un religioso di Goito. Una lettera che rievoca sia la concessione dello Statuto Albertino nel 1847, sia la stessa Battaglia di Solferino. Si tratta di una richiesta di raccomandazione del religioso che, a quanto risulta dalla lettera, pur essendo inizialmente di simpatie savoiarde, si era successivamente compromesso con gli austriaci nel 1859 alla vigilia della Battaglia di Solferino, e ora chiede al commissario di intercedere per lui presso l'intendente Maury.
Parrebbe la perorazione di un uomo misero che, quando le sorti della Prima Guerra di Indipendenza (1848) volgono a favore del Piemonte si espone a favore di Carlo Alberto, salvo poi pentirsene e tornare ad aiutare gli austriaci (lui dice per salvare il suo popolo, sotto la minaccia del cannone e della mitraglia, ma vai a sapere...) infine chiede nuovamente di tornare nelle grazie dei franco-piemontesi, scrivendo dei versi oggettivamente penosi.
Certo non doveva essere facile vivere nei pressi del quadrilatero veronese nel bel mezzo di risorgimento dove le sorti delle guerre di indipendenza segnavano e spostavano i confini, dove le congiure e i tradimenti erano all'ordine del giorno (vedi la storia dei martiri di Belfiore del 1852), ma non sembra che questo priore Mondelli si distingua per un particolare senso della dignità.

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